Sexy non significa complicati. Significa che sotto l'apparenza, c'è un casino di sostanza. Come in questo Gran Finale di Semigiò.

Semigiò: il bello di nutrirsi

Loro sono Sergio, Mirco e Giorgio e da qualche anno hanno realizzato il loro sogno. Aprire un ristorante in cui i clienti non mangiano. Cioè, certo che mangiano. L’effetto non è, però, quello di mangiare. È quello di nutrirsi. Di ingredienti buoni. Di un’atmosfera a occhi chiusi. Di sorrisi e gentilezza. Di narrazione.

I loro piatti, prima di entrarci nella pancia, entrano nel cuore.

Nutrono.

Ci sono stato per la prima volta meno di un mese fa. Una giornata fredda fredda e uggiosa uggiosa, quelle che a essere sinceri sono sempre di meno, anche in Lombardia. Semigiò è a Vimercate e sabato in tardo pomeriggio il paese dormiva già tutto, a eccezione di un’enoteca carinissima, Merum. Ci andiamo a fare un bicchiere di vinello prima di cena e ci inondano con tante cose buone da assaggiare. E ci riscaldiamo, prima che ci venga la broncopolmonite.

Poi andiamo a trovare Sergio e Giorgio nel loro ristorante che non ha un palco ma ogni sera mette in piedi uno spettacolo. A ogni tavolo. A ogni portata. È breve, il menù. Come quello di chi fa piatti al momento, usando ingredienti freschi. Non hanno antipasti, ma prologhi. Niente portate, pi-atti unici.

Vi devo dire che la cena mi è piaciuta? No. L’ho adorata. 

Come si adora un film che ci strizza dentro. Come si adora il pane quando è croccante e profuma di paesino. Come si adora la coperta quando sotto fa calduccio ma non si suda. Come si adora qualcosa che non si può raccontare, perché va vissuto.

Come quando hai voglia di chiederne ancora, perché è tutto bellissimo.

Mangiare, non nutrirsi.

Leggere un libro che non ci piace. Mangiare, non nutrirsi.

Svegliarsi incazzati con il lavoro che ci tocca fare. Mangiare, non nutrirsi.

Continuare a stare dove siamo, sognando di essere altrove. Mangiare, non nutrirsi.

Pensare di sapere con sicurezza cosa vogliamo. Mangiare, non nutrirsi.

Ascoltare lamenti, lamenti e lamenti. Mangiare, non nutrirsi.

Non leggere l’etichetta. Mangiare, non nutrirsi.

Semigiò: il coraggio di salutarsi.

I tre ragazzi ieri hanno pubblicato un video. Chiedono se abbiamo presente “Quando avete una sensazione: che un abito vi sta stretto.”. Ecco, il loro bellissimo abito, oggi gli sta stretto. Sentono che la magia che hanno creato ogni sera, in cui la cucina diventa il laboratorio di un prestigiatore, potrebbe venire meno.

E annunciano, con due mesi di preavviso, che il 28 febbraio chiuderanno. 

Fermi tutti. Io li ho appena scoperti, mica possono chiudere. Anche l’Expo era meglio che restasse aperto. E la canzone degli anni ’40 possiamo riascoltarla in streaming quando vogliamo. I video? Documentiamo ogni istante. Le ricette degli chef le rifacciamo comodamente da casa. Grazie al cielo, ora ridanno persino Bim Bum Bam.

L’addomesticamento della vita ci ha convinti che per stare bene dobbiamo reiterare in un loop infinito quello che conosciamo già. Bello e brutto. Siamo noi, siamo il nostro passato.

Invece, siamo anche e soprattutto il nostro futuro. 

E quello lo possiamo scrivere solo quando il presente lo viviamo nell’oggi.

Chi siamo, ora.

Cosa ci piace, ora.

Cosa ci fa battere il cuore, ora.

Come rendiamo il mondo migliore, ora.

PS: Il video è quello della mia reazione, assaggiando uno dei capolavori di Semigiò. Quelli che se non vi sbrigate, dopo il 28 febbraio non li potete assaggiare più.