Prudencia Hart, ospite sventurata del McKittrick Hotel di New York

Una volta sola non basta.

Nel senso che quando si è viaggiatori e non turisti, la voglia di assaporare un gusto, un colore, un luogo per almeno una seconda volta è inevitabile. Così è per chi prova il Giappone. Non parliamo poi di New York (New York), che già a 12 anni sapevo tutta la canzone di Liza Minnelli a memoria.

Così, non pago di esseri stato quest’estate, ho fatto uno scalo un po’ lungo di ritorno dalla Florida. Un salto a Williamsburg, due passi sulla Quinta. Un hotel pazzesco in cui soggiornare, che da solo meriterebbe un post (anzi, meriterà), e un hotel dove non si può soggiornare, se non per una sera sola – pernottamento non incluso e quantomeno infestato.

Ed è di questo che vorrei parlare, cercando di utilizzare frasi di senso compiuto. Ma perché è così difficile farlo, quando le esperienze sono extra-ordinarie?

Tutto nasce con una sorpresa del mio amore per il mio compleanno. Melassa a fiumi, direte voi. Macché. Misteri a fiumi. È in questo palazzo recuperato dal National Theatre of Scotland al Meatpacking District, che da qualche anno si snodano i misteri del McKittrick Hotel. Teatro immersivo, lo chiamano. Straordinario, dico io.

Immaginate un concierge che sussurra, elegante come negli anni ’30. Immaginate un club esclusivo dell’epoca. Un ascensore che vi porta a un piano che non potete scegliere e che non è lo stesso degli altri avventori. Immaginate di indossare una maschera e di dover stare completamente in silenzio e in ascolto e in osservazione per tre-ore-tre. Immaginate di non poter tirar fuori il prezioso smartphone in acciaio 18/10. Immaginatevi davanti, alle spalle, a fianco di attori senza palco, su una scena di cui non fate parte – eppure è proprio lì che siete, a cercare di capire questo Macbeth che vi lascerà senza fiato e che è adatto anche a chi non parla inglese. Perché parla con gli sguardi, con il batticuore, con i movimenti e con la tensione. Questa esperienza PAZZESCA, maiuscola e grassetta, si chiama Sleep No More.

Sleep no more mi ha fatto perdere il sonno

Ecco, una volta non mi è bastata. Non ho saputo resistere a una nuova rappresentazione, completamente diversa dalla prima eppure così eccezionale. Si tratta della storia della sventurata Prudencia Hart e di quando ha incontrato il diavolo. Friggo dalla voglia di raccontarvi ogni elemento, di fare il mega-spoiler della vita. Invece no. Andateci. Non ha senso visitare New York senza vivere gli abitanti del McKittrick o la storia di Prudencia Hart.

Non lo so se in Italia Sleep no more avrebbe successo, ma porca vacca, perché ho il sentore che, sì, funzionerebbe? Lontano dagli spettacoli con sconto al 70% (tanto i posti vanno riempiti). Lontano dalle battute scontate e da quello che abbiamo già visto. Precisione chirurgica e accessibilità a qualsiasi pubblico. Pure a me, che odio troppa suspence e l’horror non lo guardo proprio.


Se invece l’esperienza extra-wow la volete creare voi e siete a New York, perché non andare a comprare un’attrezzatura da supereroi?