Ospedale delle Bambole - Napoli

Per fortuna a Napoli ci vengo spesso! In effetti tra le innumerevoli meraviglie che mi sono capitate da quando ho incontrato Mario, il mio compagno partenopeo, c’è anche quella di aver conosciuto la città, diventandone cittadina onoraria. Certo, mai più avrei immaginato di visitarne anche un ospedale. Un Ospedale delle Bambole.

Napoli è una città meravigliosa per molte ragioni. La mia preferita è che, per quanto tu possa conoscerla, di lei non sai mai tutto. Ogni volta ti svela un nuovo segreto, ti dà una briciola in più della sua anima. Ma poco per volta, non tutto insieme: proprio come quelle persone che sono in grado di farti innamorare per davvero.

Anche durante queste vancanze natalizie, la passeggiata a Napoli è stata d’obbligo. E, anche questa volta, Napoli mi ha sussurrato all’orecchio un segreto in più.

Stavamo camminando per Via San Biagio dei Librai, trafficatissima come sempre, piena di gente come sempre. Urlante di cornicelli porta fortuna, statuine del presepe, sfottò di ogni tipo a Higuain e dell’immancabile profumo di zeppole. E poi, eccolo lì. Un cartello di alluminio con un Pinocchio che indica…

Ospedale delle Bambole - Napoli

La magia spesso si trova dietro l’angolo… basta essere curiosi

“Ospedale delle Bambole – USL 46 – Ambulatorio interno palazzo. Laboratorio artigiano”.

Potevo ignorare un richiamo all’avventura così forte? Ovviamente no! Quindi entro in questo cortile un po’ angusto. Eccola lì, a destra, la porticina verde: Ospedale delle Bambole.

Mi affaccio e vedo una scala ripida che porta al piano superiore. Sulla porta le fotografie delle bambole (probabilmente vecchie pazienti). A fianco una targhetta, come in ogni ambulatorio che si rispetti, e, sulla placchetta del campanello, due adesivi con un orsacchiotto e un altro animaletto. Perché è importante farsi riconoscere anche da chi ancora non sa leggere!

Pochi gradini ed eccomi arrivata. Qui succede qualcosa di magico. Ovviamente, appena entrata, il mio primo sguardo è quello di una persona adulta (per quanto io possa definirmi tale). Nel senso che vedo solo quello che sembra il laboratorio di due artigiane…

Ma poi guardo meglio e mi rendo conto che le due ragazze non indossano un grembiule, ma un camice con tanto di targhetta… Poi noto un bigliettino appeso al tavolo di lavoro che dice:

“Bambola anni 40 in osservazione. Sintomi: lacrimazione oculare. Diagnosi: morbo della bambola triste. Prognosi: riservata”.

Aspetta, fermi tutti. È un referto! Con tanto di intestazione, timbro e firma!

Allora mi guardo in giro una seconda volta e lo vedo: non sono in un laboratorio, sono in un ospedale!

Devo per forza scambiare due parole con le ragazze che, intanto, stanno facendo una cura di bellezza al viso di una bambola che non dimostra affatto la sua età. Mi avvicino, loro mi guardano e anticipano la mia domanda “ma voi che fate?!”.

“Si, infatti, che fate?”

“Noi curiamo le bambole ammalate o che hanno bisogno di un trattamento di bellezza, come questa. Vedi? Lo facciamo da 4 generazioni, abbiamo aperto circa nel 1800… forse pure noi abbiamo più di 100 anni ma facciamo la stessa cura di bellezza delle bambole, quindi non si vede.”

Ospedale delle Bambole - Napoli

La diagnosi di una bambola in cura: l’amore è l’unica medicina in questo caso!

Così ho conosciuto Alessandra e Tiziana… non potevo crederci, ero emozionata: in quel momento, nell’ospedale, non c’erano bambini, eppure loro non hanno mai parlato di riparazioni ma solo di cure, non hanno mai considerato la loro attività come una tecnica, ma sempre come un soccorso.

E quindi eccolo lì: un angolo senza tempo, in cui tutti quelli che entrano, tornano a vedere il mondo come quando erano bambini. Perchè siamo noi adulti a insegnare ai bambini che tutto ciò che si rompe può essere sostituito, ricomprato, lo facciamo per farli smettere di piangere, perchè è semplice e molto più immediato.

A Napoli e nel cuore, le sostituzioni non valgono

Se sei stata una bambina, sai che la tua bambola preferita è lei e basta. Se anche mamma e papà te ne trovano una uguale o più bella, non è la stessa che hai chiamato “Ita” perchè non riuscivi a pronunciare “Rita”. Non è quella che mentre giocavi hai inavvertitamente lanciato dentro all’uovo sbattuto da tua madre che preparava le cotolette, non è quella che stava con te mentre piangevi perchè ti sentivi triste…

In questo luogo il meccanismo della sostituzione non vale più, qui si fa qualcosa per recuperare quello che c’è, perchè non è vero che tutto è sostituibile.

Ospedale delle Bambole - Napoli

Benvenuta in famiglia piccola Nennè! Promettiamo di volerti sempre tanto bene!

Alessandra e Tiziana lo sanno bene: per una bambina la prima amica è la sua bambola. Quindi, come per ogni amicizia che vale, bisogna giocarsi il tutto per tutto prima di gettare la spugna. Lo sanno anche tante bambine e tanti genitori che arrivano all’Ospedale delle Bambole da tutta Italia. Se andate sulla loro pagina Facebook, infatti, vedrete che loro si rivolgono solo “alle persone speciali che, nel mondo, riconoscono le magiche cure del loro ospedale”.

Prima di salutare queste due dottoresse così uniche, Mario ha voluto adottare una bambolina per me: l’ho chiamata Nennè, che in napoletano è il diminutivo di “nennella”, ovvero “bambina”. Naturalmente non è bastato comprarla, ho dovuto firmare un certificato di adozione ufficiale in cui prometto di prendermi cura di Nennè e di volerle bene. Come per ogni amicizia, devo impegnarmi e prendermi le mie responsabilità: è giusto così!


Manuela ha scritto per MaxGuide anche un articolo sul suo fruttivendolo: un’ispirazione per tutti.