Grazie perché senza Leolandia la vita sarebbe più triste.

Una mamma mi ha fermato al termine di Magica Avventura. Non la conosco, non mi conosce. Vede che porto una targhetta con il mio nome sulla giacca – ah, quindi lavora qui. Ha tre bimbi e non ha smesso di sorridere per un singolo attimo durante lo spettacolo.

Ho iniziato a lavorare a Leolandia quasi 10 anni fa. Tecnicamente è proprio questa la mia decima apertura. Nel 2008 avevo sbirciato in mezzo alla festa del primo giorno insieme a mia nonna. Le avevo chiesto “ti va se oggi facciamo un salto alla Minitalia? Ho sentito che l’hanno rinnovata”. Io me lo ricordo quel parco lì. Qualche giostra nuova fiammante, i colori, il nome quasi impronunciabile da quanto lungo, Minitalia Leolandia Park.

È stato un colpo di fulmine. Nel veder passare il treno a vapore. Mi ricordava così tanto il Gardaland di quando ero bambino. Quando ancora ci si stupiva per i fiori che cantavano nella grotta di Prezzemolo e la Valle dei Re faceva un po’ paura, con tutte quelle mummie.

Leolandia per me è come un romanzo in cui lo scrittore beve il caffè ogni mattina con i lettori di ieri e di domani. L’emozione nello scovare una nuova idea, la paura che poi non piaccia così tanto, l’entusiasmo nel vedere che, sì, funziona. La voglia di trovarne un’altra e poi ancora un’altra. La passione di chi ci lavora da anni e continua a farlo. L’euforia di chi viene assunto per la prima volta. Siamo tutti bambini, tutti.

Leolandia e i cancelli d’ingresso.

Incubo del mattino – arriveranno abbastanza ospiti? – e delizia della sera, quando le famiglie escono, sfinite e contente. Le faccette dei bambini. Le loro risate e anche qualche pisolino sui passeggini. I genitori che hanno passato una bella giornata, insieme. I collaboratori del parco che sono stanchissimi, ancora sorridenti e consapevoli di aver fatto un dono speciale a ogni ospite.

Quello di un mondo colorato e sicuro, in cui le famiglie dimenticano il cellulare in borsa. In cui l’iPad non sostituisce gli sguardi. In cui la realtà non è virtuale ma reale. In cui le persone si chiamano per nome e sono vere.

In cui ci si attarda finché qualcuno non ci manda via, perché è troppo bello stare qui. 

Oggi è iniziata la nuova stagione. Un’altra, coloratissima girandola di emozioni a cui no, non so resistere.