
Mentre scrivo sono all’aeroporto di Venezia. Sto aspettando un volo per Barcellona, che è sempre bella, sempre nuova, mai scontata proprio per niente. E poi questa volta ci vado per il compleanno della Vale (è la terza volta che ti cito, adès basta).
Per chi viaggia spesso, il cibo in aeroporto (o, peggio, in volo) è una specie di incubo. Quasi tutto decongelato, zero passione nel servirlo. Che io non l’avevo mai capito perché le signore portassero teglie intere di melanzane alla parmigiana in spiaggia a Ischia. Ma ora sì. È perché il cibo fatto in casa è tanto tanto più buono di quello che ti servono nei luoghi “di passaggio”.
Lo stesso passa per l’assortimento delle edico-librerie che si trovano un po’ ovunque. Hanno i romanzi in cima alle classifiche, quelli che hanno ottimi distributori – meno male che ci sono i vecchi Topolini impacchettati a salvarci il volo.
Questa volta il mio viaggio è anomalo. Perché con me ho ben tre libri. Tre. Per due giorni e mezzo che sto via. D’accordo, due sono guide di Barcellona – sia mai che c’è qualcosa che mi sono perso le volte precedenti. E il terzo è un romanzo.
Poi ho tre biscotti. Li ha fatti il mio amore ieri sera perché “così ti porti via qualcosa di buono”. Sono già diventati due. Presto ne rimarrà uno. Non so mica se per il decollo ne avrò ancora.
Però all’aeroporto di Venezia ho scoperto un piccolo tesoro: uno scaffale dedicato al book-crossing. Ci saranno duecento libri. Che figata! Mi avvicino e lo scruto: non ci sono cartelli… sarà proprio dedicato al book-crossing? Poi osservo meglio: ci sono un sacco di libri sulla smorfia (di cui alcuni ripetuti), qualcuno sui relitti sommersi (di buon auspicio per chi ha paura di volare), pochi romanzi, anche qui parecchio ripetuti. E allora mi torna in mente la solita domanda che mi faccio sempre.
A cosa servono le belle idee, se l’esecuzione è approssimativa?
- Se qualcuno avesse scritto “scambiate i vostri libri qui”?
- Se i libri pre-caricati da chi ha allestito lo spazio fossero davvero carini?
- Se invece che due atlanti uguali, ce ne fossero stati 50 tutti diversi?
- Se i libri fossero solo 30 invece che 200 che nessuno prende in mano?
- Se un elemento di arredo innestasse un cambiamento?
- Se fosse accanto alle poltroncine invece che alle sedie di un fast food?
- Quello scaffale avrà trovato interlocutori curiosi e motivati in una riunione?
- Sarà stata l’idea di uno o una decisione condivisa?
- Qualcuno tra quelli che l’hanno ideata ha provato a leggere uno qualunque dei libri con cui è stata riempita?
Molto spesso di fronte a una nostra idea diciamo “E se poi me la copiano?”- “E se me la fregano?” – “E se qualcun’altro si prende il merito?”
Mi piacerebbe tantissimo sentire “E se qualcuno la migliorasse?”.
Migliorare un’idea, questo weekend
Perché questo weekend non raccontiamo a 5 persone, amici oppure no, una nostra idea e chiediamo il loro consiglio per migliorarla?
Se facessimo vedere il progetto che abbiamo per il salotto. Il polpettone che cuciniamo da anni. Il repertorio che cantiamo nelle nostre esibizioni. La presentazione che stiamo scrivendo, così simile a quelle che abbiamo già fatto prima.
Se ci aprissimo al commento, all’osservazione, all’opportunità di miglioramento. Proprio questo weekend.