
Non so voi, ma ho una lunga lista di progetti iniziati e non portati a compimento. La pulizia dei pensili della cucina, il romanzo nel cassetto, i corti da girare, l’ordine nell’armadio, le newsletter con cui aggiornarmi, lo sport tutti i giorni, ascoltare bene un nuovo cd prima di un concerto, leggere gli stupendi libri fotografici che non posso fare a meno di comprare. Però so benissimo che quando porto a termine uno dei mini-progetti che imbastisco, mi sento davvero un re.
Tipo oggi, che scrivo il post #millegioie numero 30. Trenta! Ce n’è di strada ancora per arrivare a #millegioie – ma chi se lo immaginava che per trenta settimane avrei avuto la costanza di scrivere?
Regalare i miei libri usati.
Oggi vorrei toccare una decisione che mi ha dato molta molta felicità: un anno fa ho deciso di liberarmi dall’ottanta per cento dei libri che avevo comprato e accumulato. Libri usati, che sembrano nuovi. Sto parlando di quasi un migliaio di volumi… L’ho fatto incrociando i consigli dei miei autori preferiti.
Seth Godin dice che se un libro non lo hai letto nei primi tre mesi da quando lo hai comprato, non lo leggerai mai.
Marie Kondo che dice di prendere in mano oggetto per oggetto e capire se ne sentiamo l’affetto e l’irrinunciabilità.
Pennac e il suo diritto di non finire i libri che non ci piacciono.
Il punto zero è stato mettere sul pavimento tutti i libri. Tutti. Neanche uno è rimasto sullo scaffale. Lo voglio, non lo voglio, piacerà a qualcuno di preciso. Così ho tirato fuori i libri che ho regalato ad alcuni amici che ero certo ne avrebbero fatto buon uso. E incredibilmente tra quei libri ce n’erano alcuni che avevo adorato ma che… non sentivo più parte del mio futuro. E così, quei libri li ho semplicemente regalati con cognizione di causa.
Vendere quelli che restano
I primi giorni, su consiglio della Francy, ho fatto un mercatino per gli amici, increduli di trovare libri eccezionali ed esagerati a un prezzo che neanche il Libraccio.
Poi, appunto, sono andato al Libraccio, il regno dei libri usati, e ho portato loro libri e DVD che intanto sapevo non avrei letto o riletto. Se avessi già conosciuto i ragazzi di Librarsi Spalavera, li avrei portati a loro di sicuro.
Terza puntata, la biblioteca. Lì sono andati soprattutto i libri illustrati, le guide turistiche, i libri “utili”.
Quarta tappa, il book-crossing. Lì sono andati i libri “incompresi”: quelli che amici, Libraccio e biblioteca non hanno preso, ma che noi reputiamo validi e siamo anche un po’ increduli che nessuno abbia dato loro la giusta considerazione.
Quinto momento, la rumenta. Lo so che questo provocherà contrazioni convulsive a molti, ma dobbiamo essere onesti. Se un libro non dice niente a noi, agli amici, al Libraccio e neanche una biblioteca lo vuole, non rimane davvero null’altro che la pattumiera. Il suo destino inesorabile sarebbe quello di riempirsi di ulteriore polvere e di rubare lo spazio a chi in quella libreria, oggi, ci starebbe proprio bene.
Che libri ho tenuto?
Nessuna guida turistica. Diventano vecchie alla velocità della luce e anche se ci ricordano bei viaggi. Oggi abbiamo mille foto e filmati a testimoniare che figata è stato un luogo. Ciao, guida.
Nessun manuale. Mi sono accorto di quanto, al momento del bisogno, apriamo Google per cercare le risposte o i tutorial. Quindi no, non imparerò a disegnare fumetti da un libro (e ho anche accettato che probabilmente non sarò mai in grado di disegnare fumetti). E quando avrò voglia di cucinare qualcosa con gli asparagi, so già mi verrà più spontaneo GialloZafferano. Unica eccezione, i libri di Jamie Oliver e il Cucchiaio d’Argento della nonna. Ciao, manuali.
Pochissimi romanzi. Solo quelli che mi hanno profondamente cambiato. Anche se erano frivoli o superficiali, ma per me sono stati pietre miliari. Per tutti gli altri… Ciao, romanzi.
Qualche libro fotografico. A patto di leggerli presto, se ancora non l’ho fatto. Oppure di non collocarli più in libreria, ma sul tavolino da the o almeno sotto la sedia che traballa. Ciao, libri fotografici.
Non le chiamerei “pulizie di primavera”, ma alleggerimenti interiori. Libri usati che meritano una nuova vita. Possibilità di analizzare, una volta di più, cosa ci fa stare bene o cosa semplicemente siamo abituati ad avere intorno, lasciando gli spazi troppo occupati per il nuovo che potrebbe affacciarsi. O semplicemente per un vuoto che può rimanere tale e renderci, comunque, sereni.
#millegioie