
Ma che bontà, ma che bontà… ma che cos’è questa robina qua?
Il mio lunedì mattina profuma di Mina. Non quella della Tim (che 16 anni fa era quella di “il mondo non è più quello di una volta. Il mondo è cambiato con Wind!”). Quella che fa schioccare lingua e labbra pensando all’Aleatico dell’Elba e al cioccolato svizzero.
Chissà cosa avrebbe pensato del fatto che oltre il 90% delle brioche che mangiamo al bar sono “gelo”. E che quando prendiamo l’integrale al miele, ne contiene solo una mini-spruzzata. Come se in un piatto di spaghetti ne intingessimo giusto due nel ragù.
Poi ci sono i posti come la Cascina Caremma, indicata tra le scampagnate di MaxGuide Milano.
È un posto bello. Perso nella campagna tra Vigevano, Pavia e Milano.
È un posto profumato. Di natura, di oli essenziali, di cibo.
È un posto vero. Ristrutturato a poco per volta, recuperando gli edifici esistenti.
È un posto attento ai dettagli, che raccontano in coro una storia coerente.
È un posto buono. La quasi totalità di quanto gli ospiti mangiano è auto-prodotto. Ed è fresco.
Il menù è fatto di degustazioni piene di asterischi. Quelli che in genere indicano i prodotti surgelati nei menù dei ristoranti normali. Qui indicano i prodotti che producono loro. Quelli decongelati hanno un altro simbolo. Che compare nella legenda ma non il menù.
Perché a volte gli asterischi e le note in piccolo possono indicare cose belle e non brutte. Informazioni non fondamentali per una lettura veloce. Piccole gioie che vale la pena scoprire leggendo tra le righe.
Gioia #21 – usare un asterisco che contenga qualcosa di buono
E se nella riunione a cui stiamo per partecipare aggiungessimo un “one more thing”, un’ultima buona notizia?
Se chiedessimo all’agenzia che ci segue di modificare quell’annuncio stampa inserendo un asterisco che indica una sorpresa che i nostri clienti non si aspettano da noi?
Se all’interno di un PS condividessimo un’iniezione di positività?
Un lunedì con questi asterischi mi piace un casino.