Sarà che questa settimana è iniziata con il festival nella città dei fiori e tutto il mio entusiasmo per la mimosa di Carmen. Sarà il sole che ci ha iniziato a baciare come non ci aspettavamo. Vorrei proprio iniziare questo weekend con la storia di Elena.

No, con il futuro di Elena.

Con il coraggio con il quale vuole rendere il mondo un posto più dolce.

Elena si è sempre occupata di formazione. Vabbè, forse non sempre, ma sicuramente da quando la conosco. Prima facendo salti mortali per trovare i fondi per fare formazione in azienda. Poi, come dirigente di una scuola che aiuta i ragazzi a trovare e sviluppare il loro talento.

È generosa di natura. C’è sempre quando la chiami. Ti regala quelle parole che sono balsamiche per il tuo ego ferito. Risolve problemi complessi. Semplifica e rende accessibile qualunque obiettivo.

Lo scorso anno si innamora delle contaminazioni positive tra cibo e fiori. Esplora abbinamenti che fanno bene al corpo e all’anima. E al palato!

Dopo un po’ di gestazione, prende una decisione e inizia a inseguire il suo sogno. Non senza difficoltà. La resistenza che ognuno di noi prova quando lascia per strada alcune certezze. Le mille domande: funzionerà? La voglia di essere innovativi e di ricevere conferme da chi ci sta intorno. La speranza di mettere in atto un cambiamento che non sia solo di facciata.

In questo lancio dalla terra alla luna, incontra un’altra visionaria. È una chef che la bombarda di entusiasmo e concretezza. La fantasia che incontra la competenza.

Così Elena coltiva FiorEat

Inizia con uno zucchero speciale, che rende più dolci i discorsi, i pensieri, gli sguardi. È di canna, è bio e sa di petali di rosa. Elena mi insegna che sì, alle proprie idee ci si può credere.

E rende me onorato di poter assistere al decollo del progetto di una persona speciale. Speciale come tutti quelli che trovano la forza per rialzarsi, per rischiare, per mettersi in gioco e per prendere pomodori marci in faccia, se necessario.

Ma non succederà.

Elena ha già vinto, buttandosi.