
Un libro non si butta mai. Eh sì.
Un libro non si lascia a metà. Eh no.
Meno male che Daniel Pennac accorre in nostro aiuto, rimettendoci in riga rispetto ai nostri diritti di lettore. Uno su tutti, quello di non finire un libro. Quanti sensi di colpa inutili: quella copertina che sembra ci guardi in modo languido da sopra il comò. Mentre avrebbe benissimo potuto unirsi alle civette che facevano l’amore. Qualcuno prima o poi mi spieghi il perché di quella filastrocca, tra l’altro…
Comunque, non divaghiamo.
Lo scorso anno, seguendo i consigli di Marie Kondo, ho letteralmente svuotato la mia libreria. Da 1.000 a 100, quello l’obiettivo: tenere solo quelli memorabili, quelli che ho proprio voglia di rileggere. Gli altri sono andati agli amici, alle biblioteche, al book crossing, al Libraccio. Non avevo ancora incontrato i ragazzi del Lago Maggiore, altrimenti alcuni volumi avrebbero avuto ancora più fortuna.
Durante l’anno non ho resistito: da 100 siamo un’altra volta a 150, ridendo e scherzando. Saggi, romanzi, libri illustrati, una guida turistica (compresa MaxGuide). C’è sempre un’ottima ragione per ingannare un’attesa in aeroporto comprandoli. E quella bellissima libreria a Lisbona, la più vecchia del mondo? Un giretto da Libri e Libri a trovare Lara o da Gulliver a trovare Luigi? Sono un ossessivo-compulsivo della carta stampata. Irrimediabile.
Compiti per il weekend – Liberare la libreria (e se stessi)
Potrebbe essere ora di dare nuova vita ai vostri libri, addormentati sugli scaffali. Se non li avete letti negli ultimi sei mesi, non lo farete in futuro.
Ga-ran-ti-to più degli effetti collaterali delle medicine.
- Datevi un budget. Dieci? Venti? Cento? Prendeteli in mano uno per uno e chiedetevi seriamente se li rileggerete mai, se li aprirete mai un’altra volta. Come la 42 in cui non entriamo più. Come i biscotti Plasmon che abbiamo amato ma che non riempiono le nostre dispense di single senza figli all’orizzonte.
- Regalate alla raccolta differenziata quelli che sapete non avere un futuro, che sono oggettivamente illeggibili, che si trovano negli scaffali degli hotel e che nessuno prende neanche per addormentarsi la notte.
- Scrivete una dedica e la vostra mail (magari creata per l’occasione) in quelli rimanenti. Potrebbero nascere nuove amicizie letterarie.
- Fate una borsata, due, tre, dieci. E una bella tappa alla biblioteca del vostro paese – in città già straripano di donazioni.
- Chiedete “perché questo non volete?” alla biblioteca. È un esercizio di empatia e introspezione: perché io dico sì e loro no?
- Scegliete il destino per i rimanenti. Macero o riproduzione della specie? Se scegliete la seconda opzione, bastano un sedile del treno, il tavolino di un bar, l’ingresso del vostro condominio.
Fare aria nella nostra libreria è fare aria nella nostra vita.
Spazio a nuove idee, al vuoto che così mal gestiamo, al futuro, che spesso è un sacco più interessante del passato che abbiamo ripetuto e reiterato così tanto da annoiare tutti i nostri amici.
E se ci pensiamo bene, anche noi stessi.