Viaggio fa rima con cambiamento. Partire è iniziare una trasformazione che ci può portare molto molto lontano.
Quando prepariamo la valigia, stiamo dicendo sì.
E più leggera è quella valigia, più spazio lasciamo alla persona che saremo, al supereroe ultra-umano che vogliamo diventare. Ci seguono le nostre fragilità, i desideri che abbiamo trascurato, i sogni nel cassetto.
Certo, non si riesce a partire ogni volta che lo vorremmo. Ecco perché il weekend diventa prezioso: è il miglior momento perché il nostro viaggio interiore ricominci. E spesso lo fa con azioni molto fisiche: riordinare la casa, buttare via finalmente quella taglia 38 che non ci serve più, regalare i libri che non rileggeremo o disegnando l’albero genealogico della nostra famiglia.
Coaching, kaizen… e i genovesi
Il viaggio e il cambiamento li immagino proprio così: a braccetto, mentre tracciano un percorso lento e inesorabile.
I giapponesi lo chiamano kaizen.
I romani dicevano gutta cavat lapidem.
Poi io sono genovese – e da noi si dice “cianin cianin a s’è faeta Zena”.
C’è chi il viaggio lo intraprende da solo, chi iniziando una psicoterapia, un percorso di coaching o un allenamento per una maratona.
Sono i piccoli passi, quelli che portano al grande salto.
Spero questi articoli che ho scritto vi aiutino a fare il primo di questi passi.