
Non amo volare. No, non c’è verso di rendermela un’attività che mi provoca piacere. Il treno, quello sì. Dai tempi dei compianti annunci di Milano Centrale (con la voce del doppiatore Carlo Bonomi) ai miei treni locali che fermavano a tutte le stazioni esclusa Donna (giuro, era il Genova-Arquata che prendevo al liceo, premonizione indelebile della mia vita affettiva e sessuale).
In auto mi viene nausea, se non guido io. Il pullman è ok, la nave solo con mare molto calmo.
Riassumiamo: ho dato il mio nome a una guida di viaggio e non amo viaggiare? Non è proprio così. Io amo la destinazione, le tratte in treno (repetita iuvant) e soprattutto i viaggi che mi lasciano qualcosa. Che non sia un biglietto gratta e vinci, l’ansia di stipare lo shopping fatto in un bagaglio a mano che inesorabilmente non mi lasceranno passare o gli annunci ogni 3 minuti.
E comunque, per lavoro e per piacere, ho volato tantissimo. Volo tantissimo. E quando posso, lo faccio con Alitalia.
Io amo Alitalia.
Da sempre, incondizionatamente.
Amo le loro divise, pure quelle nuove.
Amo sentir dire al microfono “Alitalia partner di Skyteam vi dà il benvenuto a bordo”.
Amo il loro personale di terra, così abituato a farsi trattare male a causa di pregressa cattiva reputazione della compagnia.
Amo il personale di bordo, che se gli chiedi un bicchiere d’acqua in più ti risponde “ci mancherebbe”.
Amo quell’aeroplanino che fa Milano Linate-London City.
Amo arrivare al gate con bagaglio a mano, borsa del pc, sacchetti del duty free, pelliccia di visone sintetico, chitarra, libreria su rotelle, stereo anni ’80 con doppia cassetta e almeno tre cassette di pomodori ed essere accolto a bordo senza neanche un battito di ciglia.
Amo veder crescere il numero delle miglia sulla mia tessera.
Amo gli accenti romani dei piloti.
Amo che abbiano fatto ricantare Nel blu dipinto di blu e la facciano ascoltare dopo ogni atterraggio.
Amo la rivista Ulisse.
Amo lo spazio per le gambe (che per uno “alto” come me fa sembrare sempre di volare in business).
Amo che sia partner di Air France, che a ogni atterraggio conclude con “Désarmement des toboggans – verification de la porte opposée”.
Amo i sedili, comodi comodi rispetto a quasi tutte le altre compagnie.
Amo le hostess, così belle e rassicuranti che le vorresti come mamme.
Amo sentir parlare italiano quando torno a casa, nei gate di tutto il mondo.
Amo persino il mio bagaglio etichettato come priority e consegnato quasi sempre tra gli ultimi.
Ecco, io credo che un mio sogno sarebbe veder spuntare dalle tasche di ogni aereo Alitalia una MaxGuide. Milano, Tokyo, Rio, Parigi, Cagliari.
Credo proprio uno di questi giorni scriverò al loro AD.
Che volo sarebbe, senza Alitalia?